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Descrivere Fuller come un regista leggendario o un genio della celluloide sarebbe come dire che Muhammad Alì era un buon pugile o Jimi Hendrix un bravo chitarrista. Egli era, e rimane, un eccentrico e sorprendente visionario, un gigante della filmografia indipendente, un re del cinema duro e puro. Questo romanzo è il suo capolavoro, basato sugli anni che trascorse nella Prima Divisione di Fanteria dell'esercito USA (il Grande Uno Rosso) durante la Seconda guerra mondiale. Ci sono voluti vent'anni per realizzare sia il romanzo che il film (interpretato da Lee Marvin), la cui storia ha per protagonista una piccola squadra composta da cinque soldati che l'autore segue dagli aridi paesaggi del Nord Africa allo sbarco in Normandia, per arrivare alla fine del conflitto con l'ingresso delle truppe alleate in Germania e poi nel campo di concentramento di Falkenau, in Cecoslovacchia. Atroci momenti di sofferenza e brutalità si alternano a commoventi scene di compassione e altruismo, scandendo una narrazione che contribuisce a fare di questo romanzo un classico della letteratura di guerra e al tempo stesso un moderno manifesto contro la guerra. Nella visione di Fuller le linee che separano l'eroismo dall'infamia sono spesso confuse, ma la voce narrante è unica, inconfondibile e trascina il lettore in un'avventura dal carattere epico, completamente immersa nella storia.